Melizzano

  • Melizzano è un comune italiano di 1 700 abitanti della provincia di Benevento in Campania.

    Situato alle falde occidentali del Monte Taburno, confina a nord-est con la provincia di Caserta.

    Melizzano è sito sulla ripa destra del vallone di Prata a 10 km dalla stazione ferroviaria Frasso - Dugenta.

    Fa parte della Comunità Montana Zona del Taburno - Regione Agraria n.4 - Colline del Calore Irpino inferiore.

    Ha un'escursione altimetrica pari a 907 m s.l.m. con una minima di 33 m ad una massima altitudine di 940 m s.l.m.

    Ha una superficie agricola utilizzata di ettari (ha) 1.101,42 (2000).

  • Situato a metà strada tra Solopaca e Dugenta, Melizzano sorge in una zona collinare e si“adagia” sul costone tufaceo, che si affaccia sul “Maltempo”, affluente del Calore.Il paese è situato a 190 m sul livello del mare, e conta circa 2000 abitanti.

    Melizzano viene ricordata per la prima volta da Tito Livio quando il console Fabio, durante la guerra annibalica, per riprendere le città che erano passate al nemico, si diresse verso il Sannio. “Il paese di Caudio nel Sannio fu più di tutti devastato violentemente; i campi furono incendiati in lungo e in largo; fu fatta ricca preda di bestiame e di uomini; le città di Compulteria, Telesia, Compsa, Melae, Fagifula e Orbitanio furono prese con la forza” (Livio, XXIV, 20).

    Melizzano appare chiaramente quando il primo giugno 1421 la Regina Giovanna II dona in feudo la Contea di S. Agata dei Goti e la Baronia di Tocco, i castelli di Durazzano, Limatola, Melizzano, Bagnoli e Valle di Maddaloni, confiscati a Baldassarre della Ratta e già posseduti da Carlo Artus e Onorato I Caetani (Caetani, Reg. Chart. IV, pp. 5-11).

    Tuttavia il Conte Giovanni della Ratta, figlio di Baldassarre, giovane bello ed aitante nell’aspetto, valoroso cavaliere, designato dal Re Alfonso I d’Aragona ad accompagnare nel 1452 l’imperatore di Germania Federico III e la moglie nelle feste tributate a Napoli ai due sovrani, per i servizi resi al Re Alfonso riesce ad ereditare le terre e i feudi confiscati al padre (Esperti, Mem. Ist., p. 248). Difatti fu proprio in occasione del suo matrimonio con Anna Orsini che il Re Alfonso gli concesse le terre e i feudi appartenuti al padre (Indice delle Cedole di Tesoreria, oggi distrutte, Arch.St. Napoli, f. 39).

    Morto il Conte Giovanni nell’agosto del 1457, il figlio Francesco, avendo avuto per balio da Re Ferdinado il cugino Giacomo della Ratta, Arcivescovo di Benevento, ebbe riconfermati i possedimenti e i titoli paterni, il 18 luglio 1458, tra i quali i feudi di Limatola, Dugenta e i castelli di Frasso e Melizzano (Ricca E.,Ist. Dei Feudi, p. 624 – Fonti Aragonesi XII p. 95).

    Si perviene al 26 marzo 1506 quando Caterina della Ratta ebbe confermati dal Re Ferdinando il Cattolico i possedimenti degli avi, tra cui i feudi di Limatola, Dugenta, Frasso e Melizzano (Minieri Riccio, dal Repertorio di Terra di Lavoro, nell’Arch. Di Stato di Napoli, fasc. III, 1893/4, p. 677-8).

    La parte storica del paese è l’Annunziata , che sembra sorgere dal costone tufaceo e che è ancora oggi delimitata dal Maltempo e da resti di mura che si pensa, anticamente, fortificassero la zona.

    Essa è caratterizzata dalla presenza dei resti di quella che era l’antica Chiesa, che aveva anche la funzione, nel sotterraneo, di cimitero. Nella Chiesa stessa, era contenuto anche un convento. L’altro centro più antico e caratteristico del paese è la Starza , anch’essa risalente al periodo longobardo (infatti i Longobardi solevano dividere la città in “starze”). L’esistenza di altri centri religiosi è testimoniata dagli uliveti di stampo benedettino che caratterizzano le colline, dalla zona di S. Spirito, dov’era situata un’abbazia, dalla cappella in Valle Corrado, e dal Santuario della Madonna della Libera, che ospita la statua omonima, settecentesca. Strutture caratteristiche del centro del paese sono la Chiesa dei SS Pietro e Paolo, il castello appartenente ai Caracciolo D'Aquara, la fontana e alcuni palazzi nobiliari appartenenti ad antiche famiglie del paese.

  • Castello

    Tra i monumenti più prestigiosi presenti nel centro storico di Melizzano, è possibile ammirare il Castello, attualmente di proprietà della famiglia Caracciolo D'Aquara. Le sue origini risalgono al XVI sec.

    Di proprietà dei principi di Conca, passò successivamente a Bartolomeo Corsi. Infine, il Duca Lucio Caracciolo D'Aquara lo ereditò alla morte dello zio, il Barone Meoli del Torello. Pirandello scrisse, nel castello di Melizzano, numerosi racconti ed Eduardo De Filippo ambientò una delle sue commedie di maggiore successo “De pretore Vincenzo”.

    Vanta una facciata monumentale realizzata con il tufo grigio estratto dalle cave del territorio.

    Il Castello, a due piani, è caratterizzato da eleganti archetti pensili e dal coronamento con merlatura a coda di rondine. Il piano terra è collegato a quello nobile da una sontuosa scalinata, schermata da una balaustra traforata con motivi ornamentali romanici e cinquecenteschi. Dopo gli interventi architettonici del XVIII sec., il castello acquisì la funzione definitiva di residenza nobiliare campestre.

    Le ampie sale interne conservano tutte le sembianze dei castelli dell’epoca, con una spiccata impostazione di difesa e con merlature e torri fortificate. Il Castello ospita un’erma in marmo pario di fine fattura, datata ai primi decenni del I secolo d.C.;

    La Famiglia Caracciolo possiede anche un piccolo maniero in località Torello di Melizzano, che presenta prestigiosi ambienti, un curato giardino ed una bellissima piscina. Le stanze mostrano alle pareti tele e stampe del ‘600, arazzi e sete di San Leucio.

    Architetture religiose

    La Chiesa dei SS Pietro e Paolo (Piazza Roma)

    La chiesa attuale sia stata costruita nel 1742, sotto il parroco Mancino.

    L’edificio probabilmente sostituì una chiesa preesistente (distrutta dal grande sisma di Cerreto, 1688) della quale resta il piccolo portale laterale in calcare, di aspetto quattrocentesco ma con la data AD 1881. In forme ridotte e con soluzioni di minor ricchezza decorativa, la gradinata del sagrato e la geometria della facciata ricordano i corrispondenti elementi della Collegiata di San Martino di Cerreto Sannita (1728-30).

    Una coppia di doppie paraste per lato delimitano la facciata; sono sovrastate da altrettanti pinnacoli. Due paraste semplici, inquadrano il semplice portale; il secondo livello, terminato da un timpano triangolare, è raccordato al primo grazie a due profili curvilinei concavi. Due oculi mistilinei (in basso, sui portali laterali) e un finestrone rettangolare danno luce all’interno, a tre navate, divise da pilastri che sorreggono volte a botte. Le pareti delle navate, delle numerose cappelle laterali e le volte sono riccamente decorate da stucchi settecenteschi di vario ed pregevole disegno, probabilmente realizzate su committenza dei baroni Bellucci (stemma dell’arco trionfale del presbiterio).

    Tra le poche opere d’arte scampate alla dispersione si segnalano il fonte battesimale, le acquasantiere (in breccia rossa) e le lapidi sepolcrali. Il campanile è dei primi del Novecento.

    La Chiesa, settecentesca, presenta una struttura a croce latina, a tre navate. Alla sua realizzazione originaria, collaborarono artisti celebri, rinomati per aver partecipato alla costruzione della reggia di Caserta. Al suo interno, si trovano gli stemmi delle famiglie di cui sopra, e cioè la Bellucci ( il cui stemma è l’elefante turrito) , le famiglie Meoli, De Cicco, Boscia.

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